In Spagna è stato promulgato il regolamento sul crowdfunding che detta le norme sia per l’equity che per lending. Pepe Borrell, AD di Crowdcube Spagna, ce ne dà un primo quadro
E’ stata promulgata ieri in Spagna la “Legge per la promozione del finanziamento d’impresa“, che, tra l’altro, da oggi 29/04, regola le attività delle piattaforme di equity crowdfunding e crowdlending.
Il regolamento spagnolo arriva in Europa dopo quello italiano (2013), quello francese (2014) e le linee guida della FCA inglese. Dopo almeno due anni di osservazione “sul campo” delle dinamiche del mercato e un attento benchmark delle best practice internazionali, il governo e l’ente di vigilanza hanno emanato un pool di regole che tengono ampiamente conto delle indicazioni derivanti da un mercato già avviato e da chi vi opera.
Ci riserviamo di analizzarlo a fondo, ma, nel frattempo, abbiamo chiesto a Pepe Borrell, AD di Crowdcube Spagna, di darcene un quadro sintetico e le sue prime impressioni.
Come dimostrato nel Regno Unito, regolamentare questo settore è un miglioramento significativo dal punto di vista della sicurezza giuridica delle operazioni. Inoltre, questo nuovo regolamento rafforzerà la finanza alternativa come canale che permette di ridurre l’enorme dipendenza delle PMI spagnole dalle banche.
Il contenuto della legge sul crowdfunding può essere riassunto in quattro punti fondamentali:
1. La creazione di due tipi di investitori: “non accreditati” e “accreditati”
Dal punto di vista degli investitori, il testo incorpora la figura dell’investitore accreditato ispirata al diritto anglosassone, il quale può investire senza limiti. Sono considerati “investitori accreditati” gli investitori istituzionali, le aziende di medie o grandi dimensioni (con un patrimonio di € 1.000.000, fatturato di due milioni o patrimonio netto di 300.000 euro) e tutte le persone fisiche o giuridiche i cui redditi superano € 50.000 all’anno o che hanno più di 100.000 € patrimonio.
Gli investitori non accreditati, invece, possono investire fino a €3.000 per iniziativa e comunque per un massimo di €10.000 all’anno.
2. Limiti alle aziende in cerca di finanziamenti
La modifica più sostanziale è l’estensione a 5.000.000 di euro del limiite massimo di fondi che un progetto di finanziamento partecipativo può raccogliere sulla piattaforma, purché sia destinato ad investitori accreditati o professionali. Invece, negli altri casi, le imprese che cercano finanziamenti attraverso piattaforme di crowdfunding, equity o lending, non possono sollecitare raccolte superiori a 2 milioni di euro, salvo, appunto, che siano dirette esclusivamente ad investitori accreditati.
3. Obblighi e requisiti di piattaforme di finanziamento partecipativo
Le piattaforme di crowdfunding saranno vigilate dalla CNMV (la Consob spagnola). Le società che possiedono le piattaforme di crowdfunding devono:
- Avere un capitale di almeno € 60.000, o
- Essere coperte da una assicurazione di responsabilità sociale con una copertura minima di € 300.000 per il risarcimento del singolo danno e per un totale di € 400.000 all’anno per tutti i danni.
- Se i finanziamenti erogati tramite la piattaforma sono stati più di € 2.000.000 nel corso degli ultimi 12 mesi, il capitale sociale minimo dovrà invece essere pari a € 120.000.
4. Trasferimento e flusso dei fondi
Ogni piattaforma deve specificare in che modo viene controllato il flusso di denaro da parte degli investitori, cioè, come il denaro viene trasferito dai conti degli investitori alle aziende.