Grazie agli investimenti di grandi aziende e di investitori istituzionali, Bitcoin ha superato i 100 giorni di quotazione sopra i $10 mila e continua ad apprezzarsi
Lo scorso 6 Novembre il prezzo di Bitcoin ha raggiunto i cento giorni consecutivi sopra quota 10.000$. A partire dal 27 è sempre stato superiore a questa soglia. Da allora, il prezzo medio giornaliero non è mai sceso sotto i 10.000$. Non era mai successo prima.
Si tratta di un segnale sicuramente importante di consolidamento di Bitcoin, dovuto tra l’altro a una sempre maggiore adozione di Bitcoin da parte di colossi come Paypal, Square, Fidelity, e da impieghi massici di “tesoreria” da parte di aziende quali Microstrategy che ha investito mezzo miliardo della sua liquidità in Bitcoin. Secondo l’analista Kevin Rook, il Bitcoin Investment Trust di Grayscale, uno dei più grandi investitori istituzionali nel settore delle criptovalute, detiene ora circa 506.000 BTC, che è circa il 2,73% di “tutta l’offerta di BTC liquidi”.
Criptovalute “sdoganate” da grandi aziende e asset manager
PayPal è diventato il primo grande operatore finanziario globale ad annunciare di essere pronto ad accettare pagamenti in criptovalute. A partire dal 2021 saranno accettate bitcoin, bitcoin cash, ether e litecoin grazie alla partnership con Paxos Trust Company, che si occuperà dei servizi di trading e custodia, e grazie alla “bitlicense” ottenuta dal dipartimento per i Servizi finanziari dello Stato di New York, PayPal permetterà ai propri utenti di acquistare e vendere criptovalute in maniera sicura e semplice.
Tim Draper, venture capitalist miliardario e investitore in Bitcoin, aveva dichiarato pubblicamente due anni fa che BTC avrebbe raggiunto i 250.000$ entro il 2022. Eppure, mentre Bitcoin continua ad attirare l’interesse di sempre più player, Draper ha rivelato che una tale previsione potrebbe essere stata anche troppo prudente: “Penso che sicuramente arriverà a quel livello di prezzo. Ma molte persone pensano che 250.000 dollari sia stata una previsione un po’ troppo prudente“.
Draper ha anche discusso l’impatto della pandemia di COVID-19 sul settore blockchain. Secondo Draper, la pandemia sta giocando un ruolo chiave per l’adozione di nuove tecnologie e cambiando gli scenari macroeconomici globali: “il governo degli Stati Uniti ha stampato 13.000 miliardi di dollari, diluendo immediatamente il valore del dollaro di un 20 o 30%. Questo è stato un vero shock per il sistema. Davanti a una situazione del genere le persone iniziano a guardarsi intorno per cercare assets che permettono di conservare i propri risparmi. Oro e Bitcoin sembrano essere le scelte migliori”.
Bitcoin come l’oro?
Nella sua ultima newsletter Iconium, prima società italiana di investimento in asset digitali, illustra le ragioni principali per cui Bitcoin sta diventando più convincente per gli investitori sofisticati: l’efficacia di Bitcoin come diversificatore di portfolio, la copertura contro l’inflazione, e il grande potenziale rischio/rendimento. Bitcoin sembra dunque avere delle caratteristiche molto simili alla principale riserva di valore usata nel corso dei secoli: l’oro.
Iconium sottolinea che l’oro, infatti, possiede alcune caratteristiche che lo rendono una “riserva di valore” più apprezzabile rispetto ad altri beni: è raro/scarso, il che significa che la sua offerta è limitata; è malleabile, cioè può essere fuso e diviso in unità più piccole (per esempio monete); il suo valore unitario non cambia quando si divide in pezzi più piccoli (a differenza di quanto accade per i diamanti ad esempio). Infine è stabile e non degrada, è facile da riconoscere ed è difficile da contraffare.
Nel corso della storia, gli investitori hanno classificato l’oro come una sorta di assicurazione per proteggere il portfolio da correzioni e incertezza macroeconomica. Ma essendo un bene rifugio, le potenzialità di guadagno restano comunque medio/basse nel breve periodo.
Al contrario, Bitcoin presenta tutte queste stesse caratteristiche in quanto sta evolvendo in un bene rifugio, ma a differenza dell’oro le potenzialità di crescita sono rilevanti:
- La capitalizzazione di mercato dell’oro è stimata a circa 9.000 miliardi di dollari. Al contrario, Bitcoin è valutato a 285 miliardi di dollari: il 3% del valore totale dell’oro.
- Ha un’offerta non solo limitata ma ‘finita’ (solo una determinata quantità di Bitcoin esiste e sarà prodotta in futuro). Col passare del tempo, dato che l’offerta di Bitcoin diminuisce ma la sua domanda aumenta, questo potrebbe causare una grossa contrazione dell’offerta a lungo termine, risultando in prezzi più elevati.
- Può essere diviso in unità più piccole senza perdere valore unitario (un Bitcoin è divisibile in cento milioni di unità, 1 Bitcoin = 100.000.000 di satoshi, che rappresenta l’unità più piccola in cui un Bitcoin può essere diviso, simile ai centesimi per il dollaro o ai penny per la sterlina).
- La sua tecnologia lo rende molto stabile, non si degrada ed è impossibile contraffarlo.
- A differenza dell’oro, è possibile trasferire Bitcoin in qualsiasi luogo del mondo in pochi minuti, indipendentemente dalla quantità, grande o piccola.
In una recente intervista a CNBC, Stanley Druckenmiller, miliardario USA e storico gestore di hedge fund, ha sottolineato che Bitcoin come riserva di valore non potrà che migliorare col passare del tempo: “Bitcoin potrebbe essere una classe di asset molto attraente come riserva di valore, sia per millennial che per la “new money” della West Coast… in parte perché ne hanno già un sacco. Esiste da 13 anni, e giorno dopo giorno il suo brand diventa sempre più famoso.”
Tuttavia, è necessario porre la massima attenzione nell’investire: essendo una nuova asset class il meccanismo della ‘price discovery’ é ancora molto volatile e sono possibili nel breve variazioni in un senso o nell’altro molto rilevanti.