Le indagini di Doxa e Politecnico di Milano, rilasciate recentemente, rilevano nel primo caso che aumenta il numero di chi dona con il crowdfunding e, nel secondo, che family offices e angels sono i veri motori delle startup. E quindi il potenziale investitore target dell’equity crowdfunding
Due ricerche appena pubblicate e apparentemente molto distanti tra di loro per contesto e riferimenti, giungono in realtà, più o meno direttamente, a conclusioni simili: la propensione degli italiani a finanziare con il crowdfunding sta aumentando.
La prima indagine è riferita ai donatori: come riporta vita.it, l’indagine di Duepuntozero Doxa per PayPal Italia e Rete del Dono sulle nuove frontiere della donazione sul web ha rilevato che l’83% degli italiani tra i 18 e i 64 anni hanno effettuato una donazione e che, di questi, 1 su 5 ha utilizzato l’online come canale di pagamento, effettuando in media 3 versamenti l’anno.
Inoltre, a dispetto della crisi, la propensione a donare anche per il 2015 è alta: oltre il 20% ha dichiarato che nel 2015 donerà di più.
In questo scenario si fa spazio il Crowdfunding: la ricerca evidenzia che durante il 2014 il 28% degli internauti che hanno donato per un progetto di solidarietà ha anche partecipato a una campagna di Crowdfunding.
La seconda indagine è l’ormai consueta “The Italian Startup Ecosystem: Who’s Who“, relativa agli investimenti e alle dinamiche dell’eco sistema delle startup in Italia. La ricerca è stata presentata in questi giorni al Global Entrpreneurial Congress 2015 a Milano ed è stata realizzata a cura di Italia Startup e degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano.
Per il 2014, la ricerca evidenzia investimenti complessivi (sia da investitori istituzionali che da business angel, family office e venture incubator) in startup hi-tech pari a 118 milioni di €, in crescita del 5% sul 2012 e in flessione del 9% rispetto al 2013, quando il totale aveva toccato i 129 milioni di €.
Tale calo però è dovuto principalmente a un minore impegno degli investitori istituzionali. Al contrario, infatti, l’apporto dei soggetti non istituzionali, cioè business angel, family office, acceleratori e incubatori, è cresciuto del 17% nel 2014, raggiungendo € 55 milioni investiti e arrivando a pesare quasi per il 50% sul totale degli investimenti. Anche il totale delle startup finanziate è cresciuto: da 108 nel 2013 a 118 nel 2014.
Questo dimostra, seppure indirettamente, che, come abbiamo recentemente scritto, il vero target di investitori potenzialmente interessato ad investire nelle iniziative presentate dalle piattaforme di equity crowdfunding, non sono i fondi né tantomeno i piccolissimi investitori, bensì proprio gli investitori professionali non istituzionali, in particolare business angels e family offices.
Essi, infatti, possono trarre vantaggio dalla scrematura delle iniziative effettuata a monte dalle piattaforme stesse ed avere così una panel di potenziali investimenti molto più ampio rispetto a quello offerto dai canali tradizionali (passa parola e deal club). Il che offre anche la possibilità di diversificare maggiormente gli investimenti e di ridurne così il rischio.