Il crowdfunding immobiliare francese, nelle forme equity e lending, ha raddoppiato la raccolta rispetto allo stesso periodo del 2015. Quando in Italia?
Il boom del crowdfunding immobiliare non è più ormai una prerogativa dei paesi anglo sassoni. La piattaforma di crowdfunding immobiliare francese Fundimmo ha da poco pubblicato il “barometro del crowdfunding immobiliare” in Francia per il primo semestre del 2016 (v. sotto l’infografica). Tra equity e lending, il crowdfunding immobiliare francese ha raccolto 30,2 milioni di euro contro i 14,5 milioni dello stesso periodo nel 2015, ripartiti per Il 69% in lending e per il 31% in equity.
Sono stati finanziati 58 progetti (di cui 56 sono relativi a edilizia abitativa) rispetto ai 68 progetti per tutto l’anno 2015. L’importo medio raccolto per campagna è stato superiore a 500 000 euro: si tratta di un incremento del 17% rispetto al 2015.
Infine, nel primo semestre, la durata media degli investimenti è di 18 mesi con un rendimento medio annuo del 9,4%.
E in Italia?
Come abbiamo più volte sottolineato, le norme italiane non consentono alle iniziative immobiliari il ricorso all’equity crowdfunding, se non, forse, ricorrendo a escamotage. D’altra parte il lending P2P per le imprese è rappresentato in Italia solo da BorsadelCredito che, essendo decollata da poco, anche volendo, non ha ancora capitali disponibili sufficienti per prestiti singoli così elevati.
Recentemente, Fabio Allegreni, su queste pagine, ha indicato una strada: modificare il TUF affinché qualunque tipo di progetto possa accedere all’equity crowdfunding, quindi anche quelli immobiliari. Mentre la politica economica, sottesa nelle attuali norme, potrebbe essere governata con gli incentivi fiscali per gli investitori, rendendoli per esempio disponibili solo a startup e PMI innovative o estendendoli anche a iniziative relative al “Made in Italy”.
