In un convegno di AIPB emerge che, tramite i club deal, il private banking può aiutare le PMI a raccogliere più capitale, colmando il gap fra quotazione e crowdfunding puramente retail
“Il nuovo regolamento europeo sull’equity crowdfunding lascia spazio per un nuovo segmento di mercato, per raccolte di 2-8 milioni di euro (finché il limite massimo non sarà abbassato a 5 milioni dal regolamento stesso, ndr), che possono essere sottoscritte tramite club deal con ticket di partecipazione più consistenti. Il private banking può sostenere le imprese nella raccolta di masse di capitale più ingenti, colmando un gap che oggi esiste fra la quotazione in Borsa e il crowdfunding in versione puramente retail”.
Lo ha detto ieri Giancarlo Giudici, professore ordinario della School of Management del Politecnico di Milano, in occasione della conferenza online “La clientela private e gli investimenti in economia reale tramite portali online”, organizzata da AIPB – Associazione Italiana Private Banking.
Secondo la sua segretaria generale, Antonella Massaro “il quadro regolamentare attuale ha salvaguardato l’equilibrio tra interessi dei mercati e degli investitori istituzionali, ma andrebbe riconosciuta una nuova classe di clientela semi-professionale, composta da investitori privati che si avvalgono di consulenza di portafoglio, hanno un profilo di rischio bilanciato tra il prudente e il dinamico, un portafoglio medio di 1,6 milioni di euro e un’alta diversificazione del portafoglio, che potrebbero aggiungersi alla classe professionale su richiesta, già prevista dalla direttiva Mifid 2″. Per un mercato potenziale di 700 miliardi di euro.
In merito al nuovo regolamento europeo sul crowdfunding approvato il 7 Ottobre 2020, Emma Rita Iannaccone, membro della Divisione Intermediari di Consob, ha ricordato che sarà applicato in Italia dal 10 novembre 2021 e i gestori già attivi potranno continuare a operare secondo il regolamento precedente fino al 10 novembre 2022.
Il nuovo regolamento europeo introduce un test di ingresso di verifica delle conoscenze prima di investire nel crowdfunding, che contiene aspetti tipici dell’adeguatezza ai fini Mifid. Sarà anche inserito un limite in termini di percentuale del patrimonio per investitore non sofisticato, che può anche godere di periodo di riflessione di 4 giorni di calendario se vuole superare tale limite.
Consob lancerà una consultazione sul nuovo regolamento europeo, della durata di 3 mesi.
AIPB, per bocca della sua segretaria generale Antonella Massari, ha anticipato che intende partecipare alla consultazione sul nuovo regolamento sul crowdfunding, portando le sue perplessità sul tema. “Il crowdfunding è un mercato ancora molto dedicato ai clienti professionali, specialmente nel caso di accordi tra portali e banche, oppure a singoli risparmiatori, che investono ticket molto piccoli e hanno così poco impatto sull’entità del finanziamento. La nuova normativa abbassa la soglia massima delle campagne, e questo non attirerà l’interesse dei clienti più sofisticati e ricchi, oltre a lasciare molto spazio all’autogestione nella verifica dell’adeguatezza. Se è vero che il massimo della sinergia si ottiene mettendo insieme gestori dei portali con reti di consulenza e banche, è cruciale il ruolo della consulenza finanziaria per accompagnare il cliente all’investimento in crowdfunding e sviluppare il mercato. Altrimenti, c’è il rischio che il nuovo regolamento riduca il potenziale del mercato italiano“, ha avvertito Massari.
Per quanto riguarda il settore del crowdfunding, secondo i dati dell’Osservatorio sul Crowdfinvesting del Politecnico di Milano presentati dal prof. Giudici, in Italia nel 2020 sono stati raccolti 98 milioni con l’equity crowdfunding e 428 milioni con il lending crowdfunding, per una raccolta totale di 520 milioni di euro: livelli quasi paragonabili a Francia e Germania. All’interno del lending crowdfunding sono molto presenti gli investitori istituzionali, che forniscono il 66% dei fondi. In Italia esistono 47 portali di crowdfunding e il mercato è dominato dalle startup innovative perché sussistono forti incentivi per finanziarle e perché il crowdfunding è una forma di finanziamento molto adatta a loro, ha spiegato Giudici.
La raccolta del crowdinvesting ha quasi superato quella del venture capital nel 2020 (600 milioni di euro), ha chiosato Alessandro Maria Lerro, fondatore e partner dello studio legale Avvocati.net.
“Colpa della bassa incidenza del corporate venture capital nel nostro paese e di una cultura del venture capital e della nuova imprenditorialità poco radicata“, ha osservato Alessandro Scortecci, Responsabile Strategia e Business Development di Cassa Depositi e Prestiti Venture Capital sgr – Fondo Nazionale Innovazione. La sgr ha l’obiettivo di rendere il venture capital un asse portante dello sviluppo economico italiano grazie agli investimenti dei suoi fondi: 10 in programma, di cui 8 avviati e 2 da lanciare entro metà 2021. I veicoli hanno una dotazione di circa 1,4 miliardi di euro, provenienti da Cdp e dal Mise.
L’operazione di crowdfunding più rilevante del 2020 è stata la campagna di e-Novia, che ha raccolto la cifra record di oltre 7,6 milioni di euro da più di 200 investitori sul portale BackToWork. Roberta Sandrone, Responsabile Marketing – Prodotti e Servizi di investimento di Intesa Sanpaolo Private Banking, ha raccontato in proposito: “La banca ha effettuato una valutazione di adeguatezza in sede di apertura del rapporto di consulenza e definito i clienti target dell’operazione: clienti HNWI, interessati a investimenti alternativi e con livello di conoscenza ed esperienza medio-alta. Essa si somma alla valutazione di adeguatezza effettuata dal portale di crowdfunding. Intesa Sanpaolo Private Banking ha predisposto una specifica scheda sull’operazione, che si sommava all’informativa messa a disposizione dal portale di equity crowdfunding”. Visto il successo dell’operazione, Intesa Sanpaolo Private Banking sta lavorando una seconda campagna di crowdfunding, che sarà realizzata nel secondo semestre 2021.
Anche il portale di equity crowdfunding Doorway supporta il private banking negli investimenti nell’economia reale. La società crea un veicolo di investimento dedicato per ogni startup target per investirci tramite un club deal e poi nomina un champion per ogni startup, che è l’amministratore del veicolo, lo rappresenta nel Cda dell’azienda in cui ha investito ed è un esperto del settore, in modo da supportare i fondatori nelle decisioni-chiave, ha illustrato Antonella Grassigli, CEO e cofondatrice di Doorway. Inoltre, la società ha sviluppato una dashboard specifica per il private banking, aggiornata con le informazioni dal champion di ogni startup. Il portale di crowdfunding ha un’orientamento alla exit: ne ha già portate a termine 6 su 12 investimenti totali: Deliveristo; ACBC; Rejoint; Vitesy Pep Therapy; My Secret Case. “Per il 2021 puntiamo a presentare 20 deal tra startup e scale-up, con round medi in linea con asset degli HNWI. E ora sta per partire un round da 2,3 milioni di euro su Doorway”, ha affermato Grassigli.
L’AIM inoltre può rappresentare il mercato secondario per le startup che raccolgono capitali su piattaforme di equity crowdfunding e diventare un’opzione di exit per gli investitori, accrescendo così la liquidabilità dell’investimento grazie alla ottime performance raggiunte. Inoltre, la recente conferma del credito d’imposta sui costi di quotazione fino a 500.000 euro a favore delle pmi italiane permetterà alle stesse di accelerare il percorso di crescita con la quotazione in Borsa che sta canalizzando risorse finanziarie sull’economia reale. Anna Lambiase, CEO e fondatrice di IR Top Consulting, ha concluso: “Il mondo del private banking sta evidenziando uno spiccato interesse per l’economia reale ben rappresentata dalle aziende quotate sul mercato Aim, passate da 77 nel 2016 a 138 nel 2021 (+79%). AIM Italia si conferma uno strumento finanziario dalle grandi potenzialità come dimostrato sia dal numero di investitori qualificati che è raddoppiato negli ultimi 5 anni con un investimento medio di circa 200 mila euro, sia dall’ammontare di raccolta complessiva in IPO delle aziende che ha superato i 3,9 miliardi di euro”.