E’ probabile che i giganti del reward crowdfunding entrino nel mercato dell’equity? Forse non ci sono ancora le condizioni per cui questo avvenga. Almeno in tempi brevi
Alcuni osservatori, e lo stesso CEO di Indiegogo, suggeriscono che le piattaforme di reward crowdfunding come Kickstarter e Indiegogo entreranno presto nel mercato dell’equity crowdfunding, facendo leva sulla loro esperienza. E’ certamente possibile, ma ho qualche dubbio che sia probabile e penso che i “reward crowdfunder” lasceranno il mercato alle società che sono state costituite esplicitamente per impegnarsi nella vendita di azioni al crowd.
Vediamo perché, tenendo conto del fatto che i maggiori player, Kickstarter e Indiegogo, sono società americane e, quindi, bisogna tener conto delle condizioni del loro mercato principale di riferimento, cioè appunto gli USA.
- Anzitutto, il tipo di investitore che mette i soldi nel reward crowdfunding non è dello stesso che acquista azioni tramite equity crowdfunding, almeno non in prima battuta. In USA, la Securities and Exchange Commission non ha ancora scritto le regole per le piattaforme di equity crowdfunding che opereranno ai sensi del titolo III del Jumpstart Our Startups (JOBS) Act, le regole cioè che consentono l’accesso all’equity crowdfunding agli investitori retail. E questo, invece, è proprio il profilo di investitore più simile a quello che tipicamente finanzia imprese e progetti attraverso il reward crowdfunding.
Le piattaforme di equity crowdfunding, per ora, possono operare ai sensi del regolamento A+, che consente sì agli investitori non accreditati – persone con meno di $ 1 milione in patrimonio netto o meno di $ 200.000 euro all’anno di reddito – di effettuare investimenti in equity crowdfunding, ma che richiede anche, da parte della piattaforma, adempimenti molto costosi e onerosi, in termini di tempo, in relazione alla raccolta di piccole somme di denaro. Quindi, fino a quando le regole del Titolo III non saranno scritte, le piattaforme di reward crowdfunding non hanno il vantaggio di poter convertire la propria base clienti in investitori in equity. - Inoltre, alle piattaforme di reward crowdfunding mancano le competenze chiave per la gestione di una piattaforma di equity crowdfunding. Kickstarter e Indiegogo sono molto forti nell’esecuzione di una piattaforma che mette in relazione ideatori/venditori di un prodotto innovativo e compratori, ma questo tipo di esperienza non è particolarmente rilevante per l’equity crowdfunding. Le piattaforme conformi al regolamento A+ devono essere affiliate a o registrate come un broker-dealer di titoli, registrarsi presso la FINRA (Fnancial Industry Regulatory Authority) e mantenere certi livelli di capitale; un tipo di “expertise” che le piattaforme di crowdfunding reward-based non hanno mai avuto necessità di sviluppare.
Il risultato è che le piattaforme reward mancano di una competenza chiave che potrebbe fornire loro un vantaggio, almeno rispetto alle nuove piattaforme che entrano in questo mercato. La SEC non ha ancora detto se i portali che non sono broker-dealer possono utilizzare criteri soggettivi per selezionare le opportunità di investimento per le loro piattaforme, e il titolo III della legge JOBS implica che non possono. La SEC infatti dice che utilizzare criteri soggettivi è come offrire agli investitori retail una consulenza sui loro investimenti (cosa che solo un broker-dealer può fare). Di conseguenza, le piattaforme possono presentare solo le opportunità di investimento che soddisfano criteri oggettivi. Tale vincolo elimina a mio parere uno dei principali vantaggi competitivi che hanno i reward crowdfunder: la capacità di selezionare i progetti da promuovere sulle loro piattaforme. Se, infatti, la SEC stabilisce che i siti di equity crowdfunding, per quanto concerne gli investimenti retail, sono responsabili per eventuali false dichiarazioni e omissioni da parte degli emittenti, dubito fortemente che un avvocato americano consiglierà ad una piattaforma reward sua cliente di entrare sul mercato. - Infine, sul target retail, ci potrebbe essere un problema di forte concorrenza. Il successo dell’equity crowdfunding è in grado di attirare l’attenzione delle istituzioni finanziarie tradizionali, le quali, essendo esse stesse broker-dealer, hanno già in casa le competenze e le autorizzazioni necessarie. Volendo, possono quindi far partire da zero le proprie piattaforme di equity crowdfunding orientate al mercato retail, a costi e con tempi decisamente inferiori a quelli che dovrebbe sostenere un Kickstarter o un Indiegogo.
- Per quanto riguarda invece un eventuale approccio al mercato europeo i problemi sono ancora più complessi in quanto ogni Stato ha il proprio regolamento e, dunque, chi volesse entrare in questi mercati dovrebbe adattare i flussi della propria piattaforma a ciascuno di esso.