Il rapporto di una task force di VC, Private Equity e Borse, consegnato alla Commissione Europea, sottolinea l’importanza di agevolare gli investimenti nelle PMI in un percorso che va dal Crowdfunding alla quotazione in Borsa
Tre associazioni (EuropeanIssuers, EVCA – European Private Equity & Venture Capital Association – e FESE – Federation of European Securities Exchanges) si sono riunite in una task force per generare un documento a sostegno del cambiamento nella UE relativamente ai processi di quotazione in borsa (IPO). Hanno così dato origine alla European IPO Report che ha recentemente pubblicato un rapporto che è stato consegnato alla Commissione Europea nel quadro della discussione sui Capital Markets dell’Unione.
Il rapporto evidenzia una sfida “di sistema” per tutta l’UE. I finanziamenti in capitale per le PMI sono tuttora limitati dalla politica e dalla cultura e tali limiti devono essere affrontati sia dagli operatori del settore che dai funzionari politici. Tutti riconoscono oggi che le PMI sono il motore della crescita economica e della creazione di posti di lavoro.
Molti dei problemi che si riscontrano attualmente sono stati auto-inflitti da politici e regolatori eccessivamente aggressivi, soprattutto alla luce della recente crisi finanziaria. Il risultato, anche se non intenzionalmente, ha generato regolamenti che cercano di proteggere le economie e gli investitori, ma che, invece, alla luce dei fatti, danneggiano tutti. Favorire l’accesso al capitale per le imprese innovative, soprattutto nella loro fase iniziale di vita, è fondamentale per la loro crescita. Crescita, tra l’altro, di cui possono così beneficiare le economie locali e nazionali. Il rapporto (riportato sotto) definisce i principali ostacoli che bloccano l’efficienza dei mercati IPO. In sintesi:
- i disincentivi normativi per le piccole imprese
- il costo eccessivo per le aziende che cercano di quotarsi
- gli investitori e, in particolare, quelli al dettaglio che sono stati esclusi dall’accesso ad investimenti in società ad alta opportunità di crescita
- l’attuale ecosistema del mercato che favorisce le grandi aziende escludendo così le piccole
- la mancanza di una cultura del capitale nell’UE (in contrasto con gli Stati Uniti)
- le politiche fiscali punitive
Il rapporto non si limita all’analisi critica, ma raccomanda anche le soluzioni:
- creare un contesto normativo più flessibile che riduca i vincoli
- diminuire il costo per gli investitori nell’accesso ai mercati IPO, venture capital e private equity
- migliorare l’ecosistema del mercato per le piccole imprese
- aumentare e migliorare le misure per creare una cultura del capitale
- creare incentivi fiscali per gli investimenti in IPO
Il documento, dunque, prospetta come obiettivo un regime di procedure semplificate per le PMI, che, quindi, potrebbe perfettamente integrarsi con l’equity crowdfunding. Infatti il crowdfunding è da considerare come il primo passo, per finanziare le PMI nella loro fase early stage, in un percorso che, se ben oliato normativamente, conduce allo sbocco naturale della quotazione.
Gli IPO in Europa (OCSE) sono stati in media 1.170 all’anno tra il 1993 e il 2000 per un valore di $132,7 all’anno. Nel periodo 2001-2011 il numero è sceso a 670 all’anno per USD 69,9 miliardi medi all’anno.
Le conseguenze sono importanti. Un regime politico che non incoraggia le partecipazioni nelle PMI sperpera il suo potenziale di nascita e crescita di imprese ad alto potenziale e, dunque, “castra” il proprio futuro. Gli investitori e le aziende continueranno a cercare opportunità in paesi e regioni che generano opportunità e non ostacolano la formazione di capitale. La necessità, quindi, di un’azione paneuropea è evidente.