Rispetto al passato, sembrano poco consistenti le misure proposte per l’innovazione. In realtà, potrebbero però aprire la strada a interventi strutturali più rilevanti
Venerdì scorso (16 Novembre) ho partecipato a un interessante convegno organizzato a Milano da Reseau Enterprendre Lombardia, dal titolo significativo: “Le diposizioni a favore dell’ecosistema dell’innovazione nella Legge di Bilancio 2019”.
Nel corso dell’evento, Alessandro Lerro, presidente di AIEC e del comitato scientifico di Assofintech, ha presentato, con una sintesi peraltro molto precisa, sia gli interventi strutturali fatti nelle precedenti legislature e tutt’ora vigenti, sia i provvedimenti già presentati nella legge di Bilancio 2019, sia, infine, alcuni provvedimenti strutturali che sono stati proposti come emendamenti proprio in questi giorni da esponenti del Governo stesso.
Il cammino a favore dell’innovazione fatto fino a qui a partire dal 2012 (approvazione del “decreto crescita 2.0”) è indubbiamente denso e dirompente rispetto al periodo precedente. Nella sua presentazione, Lerro ne ha fatto un quadro sintetico, elencandone gli elementi principali.
Vale la pena di ricordarli, in estrema sintesi:
- istituzione di startup e PMI innovative (con tutti i relativi vantaggi)
- equity crowdfunding
- Smart&Start e Invitalia Ventures
- detrazione/deduzione del 30% per investimenti in startup e PMI innovative
- istituzione dei PIR
- work for equity (che, grazie alla defiscalizzazione totale, rilancia le stock option anche per le PMI)
- supporto ICE per le fiere internazionali
- fondo di garanzia per le startup innovative (erogati 357 milioni di euro a 1.117 società, di cui solo 9 in sofferenza)
- credito d’imposta autoliquidante del 50% per la ricerca e sviluppo
- super e iper ammortamento per investimenti in “Industria 4.0”
- credito d’imposta del 50% (fino a un massimo di 500k) per le spese di consulenza finalizzate alla quotazione in borsa
Quanto presentato nella legge di bilancio 2019, prosegue nel solco tracciato?
Vediamo prima i provvedimenti, così come illustrati da Lerro:
- Stanziamento di 30 milioni all’anno per 3 anni a favore di fondi di VC che investano 85% in PMI non quotate e 15% in quotate
- Stanziamento di 15 milioni per 3 anni a favore delle imprese che investono in Artificiai Intellegence, Internet of things e Blockchain
- Voucher per il 50% (fino a max 40k) per tutte le aziende che si dotano di un “innovation manager” il quale offra prestazioni consulenziali specialistiche per la trasformazione tecnologica e digitale e, in particolare: l’ammodernamento degli asset gestionali e organizzativi e l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali
Oltre a ciò, va anche segnalata una misura di segno opposto, come molti osservatori hanno già ampiamente commentato su tutti i media: viene ridotto l’iperammortamento per alcuni tipi di investimento e non viene rinnovato il superammortamento per i beni strumentali tradizionali.
Dunque, la montagna ha partorito il topolino?
Dal punto di vista degli stanziamenti verrebbe da dire di sì, anzi, sembrerebbe un downgrade rispetto a quanto fatto precedentemente.
In realtà, se entriamo nello spirito dei provvedimenti, mi pare di vedere un segnale strategico piuttosto forte: “vogliamo spingere l’innovazione, soprattutto tecnologica, e, per farlo, siamo consapevoli che occorrono i capitali privati”.
Se questo fosse vero, questi provvedimenti non sono probabilmente sufficienti, ma lasciano comunque spazio a ulteriori possibili interventi, soprattutto se strutturali e che, quindi, non incidano sul bilancio dello stato.
In effetti, come ha segnalato Lerro nella sua presentazione, sono già stati presentati alcuni emendamenti dalla stessa maggioranza: apertura delle piattaforme di equity crowdfunding al debito e proposta di disciplina delle ICO. Inoltre, ma questo non ha a che fare con la legge di stabilità, la Consob ha già approvato l’innalzamento da 5 a 8 milioni della soglia di esenzione del prospetto (anche se Consob non l’ha ancora comunicato ufficialmente) e l’eliminazione del limite dei 500 soci per le “società a capitale diffuso” (si veda articolo su BeBeez).
I partecipanti alla tavola rotonda nel corso del convegno, tra cui Fabio Brambilla, presidente di Assofintech, Federico Barilli, segretario generale di Italiastartup, Alvise Biffi, presidente di Piccola Industria in Confindustria Lombardia, e lo stesso Fabrizio Barini hanno convenuto che il Governo dovrebbe fare qualche passo più consistente, in grado di favorire la canalizzazione verso il venture capital del risparmio privato.
Una possibile misura, già presentata da Assofintech come proposta di legge, è rappresentata da un regime di esenzione fiscale per i redditi diversi e per i redditi di capitale percepiti da persone fisiche residenti in Italia prodotti dagli ELTIF, a condizione che quei fondi prevedano nel proprio regolamento l’obbligo di investire almeno il 5% delle somme raccolte in Oicr che investano prevalentemente in startup innovative e/o in pmi innovative.
Potrebbe essere una misura “shock” per il mercato e mi auguro che, se è corretta la mia interpretazione sulla visione del Governo, se ne riesca a tener conto in sede di discussione parlamentare.