Ieri, alla commissione finanze della Camera, votata una risoluzione che chiede al Governo di vincolare il 3% dei PIR a VC e P2P lending e di estendere i limiti individuali a €100k/anno
I fondi PIR (Piani Individuali di Risparmio) potranno essere tali soltanto se investiranno il 3% dei loro asset in fondi che investono in startup innovative e pmi innovative. Inoltre saranno “PIR compliant” anche i fondi di credito, che investono quindi in prestiti alle imprese, e i bond derivanti dalla cartolarizzazione di prestiti alle pmi erogati tramite piattaforme fintech. Il tutto, peraltro, con un aumento della soglia di investimento in Pir per la quale è prevista l’agevolazione fiscale. Infine, si agevola la quotazione in Borsa concedendo un credito d’imposta alle imprese che i quotano.
Lo riporta oggi BeBeez.it che specifica come questo sia quanto chiesto al governo in una risoluzione presentata ieri alla Commissione Finanze della Camera dall’onorevole PD Silvia Fregolent e votata all’unanimità da tutte le forze politiche. E’ quindi più che ragionevole pensare che la nuova legge di bilancio conterrà un emendamento di questo tipo.
“L’obiettivo di questa risoluzione è, da un lato, evitare che si formino bolle speculative sui mercati, e, dall’altro, favorire gli investimenti in economia reale”, ha spiegato a BeBeez l’onorevole Fregolent, ricordando che i “i Pir, contrariamente a quanto immaginavano gli scettici, quando l’anno scorso avevamo proposto l’agevolazione, hanno raccolto tantissimo denaro dagli investitori, che adesso merita di essere convogliato su startup e PMI non quotate”.
Le misura della risoluzione rispondono indirettamente alla soluzione che Alessandro Lerro, presidente di AIEC (associazione equity crowdfunding) e partner di Crowd Advisors, aveva suggerito lo sorso 8 Ottobre su Libero: “la soluzione potrebbe essere quella di destinare obbligatoriamente anche solo la metà di quel 21% a società non quotate sui mercati regolamentati. Per farlo, banche e fondi potrebbero utilizzare chi lo fa di mestiere, vale a dire le società di venture capital“.
I fondi PIR attualmente attivi sul mercato sono 44 e, nei primi 9 mesi dell’anno, hanno raccolto circa 5 miliardi di euro, con una previsione per tutto il 2017 di 10 miliardi.
Ricordiamo che per essere “PIR compliant” un fondo deve investire almeno il 70% in strumenti finanziari emessi da società residenti in Italia e di questo 70%, almeno il 30% deve essere investito in strumenti finanziari di aziende quotate o non quotate che non siano membre dell’indice FtseMib. Inoltre, affinché gli investitori possano beneficiare dell’esenzione fiscale prevista dalla normativa per gli investimenti in PIR possono investire fino a 30 mila euro l’anno, per un massimo di 150 mila euro in cinque anni.
Sinora, la maggior parte del denaro raccolto dai PIR vincolato a quel 21% (il 30% del 70%) è stato convogliato sulle azioni di società quotate allo Star e all’Aim di Borsa Italiana, mentre praticamente nulla è finito nei cosiddetti asset illiquidi e quindi anche su azioni e debito di società non quotate o in quote di fondi chiusi che investono in questi strumenti finanziari.
Le principali conseguenze della risoluzione, se il testo verrà votato dal Parlamento nella legge di bilancio 2018, sono, in sintesi:
- I fondi di venture capital che investono in startup innovative e i fondi di private equity che investono in pmi innovative potranno giocare la carta Pir quando andranno in raccolta
- Le piattaforme di peer-to-peer lending, soggette a vigilanza dalla Banca d’Italia, potranno attrarre investimenti dei fondi PIR nelle quote di fondi di credito e nelle obbligazioni emesse a fronte di cartolarizzazioni di crediti erogati a piccole e medie imprese
- L’agevolazione fiscale PIR verrà estesa anche a forme di gestione individuale (gestioni patrimoniali) e non solo collettiva (fondi) per permettere anche al mondo delle gestioni di private banking di accedere direttamente agli investimenti Pir, lasciando i vincoli Pir in capo alla gestione e non agli investimenti sottostanti
- Il tetto stabilito per gli investimenti effettuati da casse previdenziali o fondi pensione, limitatamente alla sottoscrizione dei Pir, verrà innalzato dal 5 per cento fino al 10 per cento,
- Le persone fisiche, potranno investire nei PIR fino a 100.000 euro all’anno (ora sono 30.000) e fino a 500.000 euro in 5 anni (ora 150 mila)
Infine, In coda della risoluzione, si impegna il governo anche a “prevedere un credito di imposta del 50 per cento per tutte le società che optano per la quotazione, purché sotto la soglia di 1,5 miliardi di euro di capitalizzazione post quotazione, oppure che effettuino aumenti futuri di capitale o emissione di obbligazioni”.