Lanciata giusto un anno fa, la versione USA del nostro regolamento Consob ha consentito alle piattaforme autorizzate di erogare 40 milioni a 144 PMI
L’apertura dell’equity crowdfunding USA a tutto il “crowd” e non solo agli investitori accreditati (chi guadagna almeno $200mila all’anno o ha un patrimonio disponibile di almeno $1 milione) è stato lanciato giusto un anno fa. In questi 12 mesi, i numeri e la cultura finanziaria USA hanno fatto la differenza consentendo risultati che in un arco di tempo così breve non sono stati raggiunti, non diciamo in Italia, ma nemmeno in UK.
Per comprendere bene la portata del nuovo regolamento, si tenga presente che gli investimenti in equity crowdfunding prima riservati a circa 8 milioni di investitori, sono stati resi disponibili a 240 milioni di persone.
Le piattaforme Usa che hanno adottato il cosiddetto “Reg CF” hanno infatti contribuito a finanziare ben 144 piccole imprese per circa 40 milioni di dollari. In un nostro precedente articolo, riportavamo che nei primi 5 mesi erano state finanziate 36 imprese per 8 milioni. La seconda parte dell’anno ha dunque sperimentato una crescita impressionante.
Il tasso di successo delle campagne è stato del 43% essendo state 355 quelle ai blocchi di partenza. D’altro canto, le piattaforme su cui sono state presentate e che sono ancora attiva sono solo 6 sulle 26 che avevano ottenuto l’autorizzazione dalla FINRA (la nostra Consob). Di quelle attive, WeFunder è di gran lunga la più performante, avendo raccolto circa 18 milioni a favore di 63 società. La seconda classificata è StartEngine che ne ha finanziate 27 per 7,5 milioni. Al terzo posto c’è Microventures con 3 milioni, la quale però ha grandi margini di crescita essendo partita solo alla fine del 2016 ed essendo, soprattutto, la piattaforma cui si appoggia il gigante del reward crowdfunding Indiegogo per offrire ai propri progettisti anche la possibilità dell’equity.
Anche i numeri relativi agli investitori sono di un’altra scala rispetto a quelli europei e italiani in particolare. Sebbene la dimensione media di una raccolta di successo sia stata pari a $282.000, paragonabile dunque ai circa 200k euro della media campagna italiana, il numero medio di investitori per campagna è stato di 312, contro i 60 in Italia, dato peraltro relativo al solo 2017, mentre il dato medio cumulato è più basso, 46.
E’ chiaro che stiamo parlando di un Paese con caratteristiche non paragonabili a nessuno dei singoli paesi europei e tantomeno al nostro. Tuttavia, crediamo che la capacità di coinvolgere il “crowd” che ha l’equity crowdfunding USA sia un buon parametro per l’Italia, dove i margini di crescita sono enormi. Si può pensare infatti che, risolti ora i maggiori limiti determinati da leggi e regolamenti, le potenzialità reali si potranno manifestare grazie alla crescita di consapevolezza e conoscenza dello strumento da parte degli investitori e alla maggiore maturità di approccio all’equity da parte non solo delle startup ma soprattutto delle PMI. E questo processo accelererà quanto più numerosi saranno i successi.
Sta già accadendo.